Oasi LIPU Brabbia
SUPERFICIE: 459 ha di canneti, stagni e boschi.
ANNO DI ISTITUZIONE: 1994
Riserva Naturale Regionale dal 1983.
Inclusa nell’elenco delle zone umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar). Oasi istituita in collaborazione con comune di Inarzo, provincia di Varese, regione Lombardia.
UBICAZIONE E ACCESSIBILITÀ: Autostrada A8 Milano – Varese, uscita Buguggiate – lago di Varese, seguire le indicazioni per Bodio e quindi per Inarzo. Giunti in paese seguire le indicazioni oasi LIPU.
PERIODO DI VISITA: settembre, ottobre e da marzo a giugno nei giorni di sabato e domenica (con orario 9-17).
Visite guidate per gruppi o scolaresche devono essere prenotate al Centro visite.
Possibili chiusure nei mesi invernali per le condizioni atmosferiche.
INFORMAZIONI: Oasi LIPU Brabbia, via Patrioti 22, lnarzo (Va) – tel. 0332/964028.
Brabbia
L’Oasi LIPU Brabbia si trova all’interno della Riserva Regionale della Palude Brabbia, situata nella porzione meridionale del lago di Varese.
Questa palude deriva da una torbiera che a partire dalla metà dell’Ottocento fin dopo la seconda guerra mondiale fu sfruttata intensamente per lo scavo della torba. Gli attuali stagni altro non sono che le vecchie “cave” di torba, che nel corso degli anni si sono rinaturalizzate.
Oggi la Palude Brabbia ha un aspetto molto variegato: piccoli boschetti a salice e ontano, insieme alla rara graminacea Calamagrostis canescens, si alternano a estensioni di canneto e carice, a stagni di piccole e medie dimensioni, spesso coperti da lenticchia d’acqua.
Caratteristici l’ibisco, il nannufaro e il loto asiatico, ninfee dalle colorate fioriture. Più rare le carnivore utricularia e drosera, l’Hottonia palustris dai piccoli fiori bianchi e la delicata Viola palustris.
Per la sua varietà di ambienti, l’Oasi LIPU Brabbia è certamente molto interessante e ricca di vita selvatica. Sono infatti 140 le specie di uccelli segnalate nell’area protetta come la rara moretta tabaccata e il beccaccino. Nelle stagioni migratorie si possono osservare ben nove specie di anatre, tra cui la marzaiola e il mestolone, e alcuni rapaci come l’inconfondibile falco pescatore. Tra i passeriformi è stato più volte osservato l’elusivo pettazzurro e, dove la vegetazione è più folta, troviamo la salciaiola, il cannareccione, la cannaiola e la cannaiola verdognola. Questi ultimi si riproducono nel folto canneto della palude e i loro richiami ci accompagnano per tutta l’estate. Tra le canne vivono anche i rallidi: il più raro è la schiribilla, difficile da osservare, mentre il porciglione è stato eletto simbolo dell’oasi per la sua presenza costante.
La Palude Brabbia ospita inoltre una colonia di oltre 100 coppie di aironi, dove si riproducono l’airone rosso, l’airone cenerino e la nitticora. Nei boschi vivono molti picchi: il picchio verde fa spesso sentire al visitatore la sua “risata”, mentre è più difficile accorgersi della presenza del più raro picchio rosso minore., Numerose infine le specie di rapaci diurni: albanella reale, falco di palude, nibbio bruno, sparviero, poiana, gheppio, smeriglio, lodolaio e falco pellegrino. Tra i rapaci notturni è accertata la presenza del gufo comune e del gufo di palude.
La ricchezza faunistica della palude trova riscontro nella presenza all’interno della riserva di specie di anfibi e rettili rari e localizzati: la rana di Lataste tra i primi, la lucertola vivipara tra i secondi. Tra i mammiferi è ancora possibile osservare la puzzola, la donnola, la faina e l’onnipresente volpe. I pipistrelli frequentano con quattro specie l’area protetta e il topolino delle risaie costruisce il suo nido a palla tra carici e cespugli, mentre più nascosta è la presenza di altri roditori come l’arvicola del Savi e quella terrestre. Alla base della catena alimentare della palude osserviamo alcune specie di invertebrati come il ragno pescatore e innumerevoli specie di libellule.
La visita all’oasi può iniziare dal Sentiero natura principale, che costeggia il torrente Riale; da questo poi si dipartono percorsi secondari che portano al capanno di osservazione e alle schermature di cannuccia con feritoie affacciate sugli specchi d’acqua.